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Some stories

Recensione a cura di Valerio BALBOA Santagostino


“Some stories” è un libro di storie vissute da uno dei più importanti scalatori americani del ‘900, da un imprenditore che ha sempre cercato di creare e vendere prodotti ecosostenibili e che, per primo, ha devoluto l’1% dei ricavi della sua azienda(1% for the Planet) in progetti di salvaguardia e ripristino dell’ambiente.

Stiamo parlando di Yvon Chouinard, 82 primavere portate magnificamente, un vulcano di idee e intuizioni, a capo di un’azienda da più di un miliardo di dollari, un uomo dalla vita avventurosa, idolatrato e riconosciuto dai “Green” di tutto il pianeta.
Riporto un suo pensiero, valido come meditazione per noi e indicativo della sua personalità: -“Non esiste un animale tanto stupido e avido da insozzare il proprio nido”-.

Il libro, composto da brevi racconti intensi e molto piacevoli da leggere, ci fa conoscere sia le sue imprese sportive che il suo percorso imprenditoriale.
Un imprenditore assolutamente controcorrente, infatti sostituendo l’acronimo MBA, (Master in business administration), con un più irriverente “Management By Absence” ha fatto capire ai suoi dirigenti di voler stare in azienda il meno possibile, ma allo stesso tempo di avere sempre la situazione sotto controllo, grazie a un fiuto straordinario per i “brand”, per le nuove iniziative ed a una scelta felice dei suoi collaboratori. E di questa sua caratteristica se ne è sempre fatto un vanto.

Le “stories” cominciano con le scalate nello Yosemite park, insieme al socio Tom Frost: il Sentinel, l’El Capitan e l’Half Dome, sono le vette che si cominciava allora, con pochi mezzi (-“non ho avuto una tenda fino a 40 anni”-) e tanti sacrifici, a violare.
Yvon, con la sua squadra di amici alpinisti, soprannominata scherzosamente “valley cong”, saliva una via ancora sconosciuta, discendeva rapidamente e risaliva sulla montagna di fianco, mai pago, mai stanco.
Poi via a scalare le cime della valle del Teton, o quelle dell’Alberta, in Canada o della Patagonia.
Dopo ogni ascensione correva nella sua piccola forgia ad apportare modifiche e migliorie ai chiodi d’arrampicata…e da quelle intuizioni nasceva quel colosso che è ora “Patagonia”.
Quando la stagione lo permetteva, con la sua tavola da surf, Yvon si precipitava a cavalcare le onde di Fanning Island, in Australia, o quelle del Pacifico, in California.
E non si ferma qui. Le avventure continuano.
In altre “stories” lo vediamo pagaiare in kayak tra i ghiacciai del Cile, sciare a telemark in Giappone o affrontare cascate di ghiaccio in Scozia.
Non mancano ovviamente racconti di pesca. Yvon è sempre stato un pescatore, ha praticato un po’ tutte le tecniche, compresa la pesca subacquea, ma da quando Glen Exum, famoso musicista e climber americano, gli insegnò i rudimenti della mosca, se ne innamorò perdutamente.

Yvon ama molto l’Italia. Questa passione arriva da lontano, da quando era bambino e considerava il nostro Emilio Comici, alpinista di fama mondiale, uno dei suoi eroi.

Sicuramente, se questo amore si è trasformato in qualcosa di molto profondo, lo si deve al suo grande amico Mauro Mazzo, (che io ringrazio per i gustosi aneddoti), che gli ha fatto conoscere le acque della Valtellina, della Val Sesia e dell’Alto Adige, e personaggi come Arturo Pugno, dal quale è rimasto affascinato.
Dall’incontro tra questi due grandi Maestri e dalle loro uscite in pesca assieme con la valsesiana è scaturita l’idea del libro sulla pesca a mosca “Simple fly fishing” (2014) e del documentario “Il pescatore completo” del 2020.

Yvon ha un debole per una pesca molto dura, tenace, di sacrificio, quella al salmone atlantico: Kola, Labrador, Regno Unito, Scandinavia, Islanda….dovunque risale il Salar, lui c’è, o c’è già stato, e con lui Mauro, l’inseparabile compagno di pesca ormai da più di vent’anni.
Yvon non molla mai, le guide sono sorprese dalla vitalità che dimostra in pesca. E’ sempre il primo a iniziare e l’ultimo a uscire dall’acqua. Di lui si racconta che in British Columbia, durante una notte di pioggia intensa, preferì dormire sotto il pick-up piuttosto che nella tenda che la guida aveva montato.

E in ultimo leggetevi la story -“Insegnamenti di una semplice mosca”- dove rivela di aver utilizzato, in tutte le acque, per un intero anno, una sola imitazione, la Pheasant Tail: in acqua dolce sui salmoni, le steelhead e le trote ed in acqua salata, sui bonefish, sui permit e sui tarpon.
Un libro insomma che è la testimonianza di una vita consacrata alle proprie passioni, diventate impegno sociale, azione per l’ambiente, innovazione sul lavoro.
La felicità dell’individuo che si trasforma in bene per la collettività.
E per noi pescatori, piacevolissima lettura.

P.S.
Mauro, la pozza del minestrone me la devi assolutamente indicare…ovviamente solo a me!

Valerio BALBOA Santagostino


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